
Terra e Acqua
I lavori titolati “Terra” nascono da una riflessione pittorica sul suggerimento benedettino “Hora et labora”. Un piccolo borgo, un monastero, situato sulle pendici di un colle, che simboleggia un mondo autosufficiente. L’organismo urbano e i suoi abitanti sembra generino la collina, ma al tempo stesso si può vedere il processo opposto dove le sue coltivazioni e la sua circolarità danno forza al paese. Gli uomini ricevono dalla terra quanto danno in termini di attenzione e cura alla stessa.
“Terra e Acqua” come titolo allude a Venezia e in particolare ad una canzone degli anni ’30, titolata similmente, che parla delle difficoltà del vivere in una zona lagunare, zona di confine appunto tra terra e acqua che suggerisce molte dicotomie: maschio e femmina, bene e male, In e Yang, sano e malsano, abbondanza e assenza, con i poli positivo e negativo che continuano inevitabilmente ad invertirsi.
Questi lavori recuperano il concetto antropologico di Vincenza Pellegrino definito “suolo scomparso“, un campo, terreno agricolo che ci rievoca ricordi d’infanzia e che oggi è pressoché sparito, a causa dell’eccesso di antropizzazione e del fatto che non abbiamo, come civiltà occidentale, più un rapporto diretto personale con la campagna.
Il “suolo scomparso“ è un luogo dell’anima, che dà pace e ci fa riconnettere con la natura.